Banalità

Nulla è più necessario del superfluo. Quello che O. Wilde definiva “superfluo” noi lo potremmo definire tranquillamente “cazzate”. Da qui riformuliamo il suo aforisma: nulla è più necessario delle cazzate. Mettiamoci anche un punto esclamativo finale (!). Le cazzate sono ciò che ti tengono aggrappato a qualcosa, sono ciò che afferri mentre scruti nelle essenze, mentre sprofondi nella comprensione di te stesso e dell’essere. Sono ciò a cui ti tieni aggrappato al “qui ed ora”. Le cazzate fanno parte del comprendere “l’essere in questo momento”. Ti aggrappi a loro, ti ci tieni a galla. Altrimenti sprofonderesti in un abisso di cui non conosci la fine. Forse lo stesso precetto del tempio di Delfi, “Conosci te stesso e nulla di più“, lo potremmo limitare (mai verbo fu più legittimo in questa raffinata esegesi) a qualcosa del tipo: conosci te stesso e non rompere. Qualcosa del tipo: conosci te stesso, poi smetti e una volta che hai capito quali sono le cazzate che ti piacciono gioca ad esse senza romperti e rompere i coglioni agli altri. La strada maestra della felicità umana.

Le cazzate spesso coincidono con le banalità che vediamo in giro e che ci urtano. Non sempre, ma spesso.

Banalità è la “qualità” di ciò che è banale. E “banale” significa:

banale agg. [dal fr. banal «appartenente al signore», poi «comune a tutto il villaggio», e di qui il sign. moderno; der. di ban «bando»]. – 1. Privo di originalità o di particolare interesse, quindi comune, ovvio, scontato, e sim.

http://www.treccani.it/vocabolario/banale/

Da non confondersi con “qualunquismo”, la moda imperante (a torto o a ragione) oggigiorno paradossalmente in contrasto con l’opportunità di un maggiore impegno di tutti. Ma d’altronde , potrei rientarrci anche io in questa categoria e ne avrei tanti motivi per sostenerne la parte.

qualunquismo s. m. [der. di (Uomoqualunque (v. oltre)]. – 1. Movimento politico, promosso dal commediografo e pubblicista Guglielmo Giannini (1891-1959) con il giornale L’Uomo qualunque fondato nel 1944 e con il libro La folla del 1946: caratterizzato da una polemica sfiducia nelle istituzioni statali e nei partiti politici, e da una tendenza sostanzialmente conservatrice, è durato in vita fino al 1948. 2. L’atteggiamento, morale e politico, polemico nei confronti dei partiti politici tradizionali in nome di una gestione tecnocratica e non ideologica del potere, assunto dai promotori e sostenitori del movimento qualunquista. Per estens., con valore spreg., atteggiamento di generica svalutazione di qualsiasi impegno ideologico e politico.

http://www.treccani.it/vocabolario/qualunquismo/

Banale e qualunquista effettivamente sarebbero attributi ben diversi, ma per certi versi il mondo banale e il mondo qualunquista si assomigliano. Qua a noi ci interessa il banale. Non è che se ne voglia fare un elogio, però ne vien fuori proprio un elogio. Banale è ciò che appartiene a tutti (o perlomeno alla grande maggioranza); banale è “ciò che è comune a tutto il villaggio”. È ciò che è “ovvio”, “privo di originalità”. Ma se un modo di pensare o di agire diventa “banale” e quindi comune a tutti o alla grande maggioranza di un contesto sociale, ciò deve avere pur una spiegazione razionale. Tra tutti gli ambiti questo è quello meno afflitto dalla casualità. Se tutti lo fanno o lo pensano ci sarà pur un motivo e una spiegazione importante. Ma a noi che ce ne frega? Noi qua facciamo un elogio del banale e “nulla più”. Ne riconosciamo così in profondità la sua valenza che addirittura non ci facciamo domande che ci porterebbero a risposte non banali. Ci accontentiamo della banalità perché essa ci soddisfa. Almeno fino ad un certo punto, altrimenti non sarebbe banale! Perché al netto di qualsiasi ironia, la banalità ci aiuta a vivere bene. Ci semplifica la vita. L’originalità, il non banale, ce la complica; e la complica anche a chi ci sta intorno. Un po’ di banalità concedetevela ogni tanto. Ho passato la giovinezza nell’evitarla salvo poi riconoscere che molti dei momenti più felici sono stati quelli che avrei potuto definire “banali”. Come sempre, se siamo tutti esseri umani e abbiamo determinate necessità fisiologiche, dovrò pur riconoscere di avere anche determinate necessità “banali”. Catalogare come banale l’affermazione di un uomo che accusa il mondo femminile di parlare troppo è di certo “banale” di per sé stesso; considerare l’esternazioni di una donna che accusa un uomo di pensare solo al sesso è banale sia nell’affermazione femminile sia nella considerazione maschile; ma protestare con uomo o una donna che deve andare a fare pipì etichettandola spregiativamente come esigenza “banale” è da idioti. D’altronde potrei fare un lungo elenco di uomini che parlano troppo e di donne che si scostano dal chiodo fisso del sesso. Dio salvaguardi le banalità! (Espressione con cui faccio appello alla mia banalità che leggera mi rende l’essere).

Banalità da questo punto di vista fa rima con stereotipi. Gli stereotipi ci servono. Vederli negativamente è banale e allo stesso tempo anche stupido. Due cose che nella considerazione che gli diamo non possono fare a meno l’una dell’altra. Se il mio cervello non funzionasse con stereotipi sarei una specie di asino di Buridano che non saprebbe mai prender una decisione fino a morire di tedio.

Ditemi che c’è di male in questa scena. Un uomo va in un bar con il portafoglio in tasca e glielo rubano. Lo stesso uomo ritorna sullo stesso bar con un altro portafoglio in tasca e glielo rubano. Ancora una volta l’uomo con un terzo portafoglio in tasca ritorna nello stesso bar e gli rubano ancora il portafoglio. La quarta volta l’uomo entra nello stesso bar con la mano in tasca ferma sul quarto portafoglio. Per crearsi lo stereotipo l’uomo ci ha messo del tempo, ma magari non gli è così inutile. È vero che potreste dirmi che magari l’uomo poteva cambiar bar prima, a maggior ragione ora che i bar vanno meno di moda. Ma il concetto resta il medesimo. Non avere stereotipi significherebbe evitare di prendere provvedimenti in risposta ad un’azione che il passato ci dice che sarà assai probabile. Certo se il figlio o l’amico di quell’uomo gli dice che andrà nel bar in cui a quell’uomo hanno fregato per tre volte di fila il portafoglio fino a quando non ha deciso di tenerlo ben fermo con la mano, probabilmente l’uomo consiglierà all’amico o al figlio di stare attento al portafoglio. Usa uno stereotipo per dire di fargli attenzione. Magari all’amico non ruberebbero il portafoglio, magari all’uomo stesso la quarta volta di frequentazione del bar non avrebbero rubato il portafoglio, ma sapete com’è … Lo stereotipo di aiuta. Senza stereotipo finito di scrivere queste due righe di questa pagina internet mi porterei davanti alla porta che chiude questa stanza iniziando a domandarmi come cavolo si faccia ad aprirla. Ma a questo punto le inferenze passate mi vengono in aiuto per dirmi come aprirla. Ciò non vuol dire che io abbia la certezza che mi si aprirà, ma visto che in passato così è sempre stato se adotto la medesima modalità (abbassare la maniglia e tirare a me…) il mio cervello mi porta a farlo quasi in automatico. Lo stereotipo mi avvantaggia il compito con il minor dispendio di energia e di tempo. Non vuol dire che lo stereotipo sia sempre la cosa migliore, anzi. Ma di sicuro nella vita di tutti i giorni mi aiuta a vivere meglio. Ecco, la banalità è una specie di stereotipo che in ambito sociale mi “alleggerisce” i compiti e mi facilita le “normali” questioni. Alle banalità bisogna volergli bene. Certo, muoversi nel mondo senza sapere che molte nostre idee sono banalità o stereotipi, può risultare un problema non da poco. Ma che problema c’è? In quel caso ritornatevene al vostro piccolo villaggio e godetevi la banalità, vi farà stare bene. Anche il contrasto tra ciò che vi è banale e che vi fa stare bene e ciò che per voi non è banale e che bramereste ardentemente, vi ricordano in pieno che la vita di Andrea Vlad Dumitrescu coincide perfettamente proprio con l’avvertimento dell’oracolo di Delfi: Conosci te Stesso e Nulla di Più.

Perché questa introduzione? Perché esser banali è brutto, ma non esserlo spesso è triste. E una introduzione banale mi porta a presentarvi un campionario di banalità non da poco! Consideratele come volete. Ognuno con la sua banalità e con le sue banalità e stereotipi. Che un uomo provi a negare le prossime affermazioni …. Che una donna provi a negare le prossime affermazioni …. Che un amante della carne provi a non sorridere delle seguenti considerazioni sui vegetariani …. Che un “esterno” non sorrida delle “banalità” sugli altri …. Contribuite pure degnamente (!)

MASCHILISMO

Nei momenti difficili di fronte a problemi notevoli, un uomo ha bisogno di solitudine, la donna necessita invece di parlarne. E parecchio!

Leonardo Massi (Agosto 2020)

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